1950, Stanlio e Ollio a Roma
Stanlio e Ollio o, se volete, Laurel & Hardy: 106 film in 30 anni di carriera.
Dal 1921 hanno divertito con leggerezza e poesia, bambini di tutto il mondo e continuano a incantare, ogni volta che vengono riproposti in televisione o guardati su youtube, bambini ormai grandi che ritornano di nuovo a sorridere con semplicità.
Il loro successo in Italia risale al 1931, in pieno periodo fascista, quando fu importato il loro film Muraglie e lo stesso Mussolini assisteva divertito, in proiezioni private, alle loro scenette.
Quando alla fine degli anni ’40, dopo mille vicissitudini, il loro successo in America cominciò a tramontare, Stanlio e Ollio si recarono in Europa e dal 1947 al 1954 fecero numerose tournée in Francia, Inghilterra, Belgio e Danimarca. Qui il loro successo sembrava non aver mai avuto un calo; ovunque andassero, la risposta del pubblico era sempre la stessa: una grande e calorosa partecipazione.
Vennero anche in Italia, via Parigi. Da Sanremo, dove inaugurarono la stagione del Casinò, il 23 giugno 1950 giunsero in treno a Genova, diretti a Roma per iniziare le riprese di quello che sarebbe stato il loro ultimo lavoro: Atollo K, una coproduzione italo-francese; un film che purtroppo nacque sotto una cattiva stella per le cattive condizioni di salute dei due, per problemi di sceneggiatura e per le incomprensioni con il regista francese. Ci si mise, oltre a quello di Fernandel, anche il rifiuto di alcuni attori italiani molto in voga in quel momento: Totò, Walter Chiari, Macario e Carlo Croccolo.
Nonostante tutto, però, la fama di Cric e Croc (così venivano chiamati in quel tempo in Italia), non si era offuscata. Sulla linea ferroviaria i capistazione avevano avvertito parenti e amici del passaggio dei due comici facendo accorrere ad ogni fermata centinaia di persone pronte ad acclamarli.
Durante il soggiorno a Genova i due attori si esibirono al Teatro Carlo Felice in uno spettacolo di beneficienza a favore dei “Mutilatini di Guerra” e dei ciechi dell’Istituto David Chiossone. Nella struttura del principale teatro lirico della città, erano presenti ancora le ferite della guerra: palchi e arredi carbonizzati facevano da contorno ad una scarna cavea che quel giorno però fu riempita e ravvivata dall’entusiasmo di una moltitudine di bambini. Dopo l’esibizione, fu proiettato uno dei loro film di maggior successo: “Fra Diavolo”. Per quei bambini fu un’occasione davvero unica, soprattutto per quei tempi: vedere uno dei loro film preferiti in compagnia dei tanto amati protagonisti.
Nell’incontro con i giornalisti, a chi gli chiedeva una spiegazione per il tanto entusiasmo scatenato, Oliver Hardy rispose: la nostra comicità è pura, scevra da sottintesi ideologici. Noi tendiamo in primo luogo a far ridere i bambini e, senza volerlo, facciamo ridere anche i grandi. Che ci possiamo fare se i grandi restano sempre bambini?
Ma, come detto, era Roma la meta del loro viaggio in Italia e l’attesa era tutta per un incontro speciale, con un insospettabile fan della coppia: papa Pio XII. Il Pontefice, infatti, li volle ricevere in Vaticano in udienza privata, sebbene non ignorasse il tormentato percorso matrimoniale di Stan, sposato per cinque volte, e di Hardy, che ripeté l’esperienza matrimoniale per tre volte. Il loro arrivo alla stazione Termini fu segnato da scene di entusiasmo mai viste prima e Stan Laurel fu addirittura portato a braccio (cosa che ovviamente non avvenne per Oliver Hardy).
Nella città eterna, durante uno spettacolo teatrale di beneficienza tenutosi a Villa Aldobrandini, alla quale parteciparono più di 3mila ragazzi, e poi anche durante il pranzo seguente, conobbero di persona i loro doppiatori italiani: Mauro Zambuto e un giovane Alberto Sordi.
E proprio Sordi fu l’autore della famosa “Guardo gli asini che volano nel ciel”, un vero e proprio inno a quell’incanto infantile che mai dovrebbe abbandonarci una volta adulti.
Guardo gli asini
che volano nel ciel
ma le papere sulle nuvole
si divertono
a fare i cigni nel ruscel
bianco come inchiostro
vanno i treni
sopra il mare tutto blu
e le gondole bianche
sbocciano nel crepuscolo
sulle canne dei bambu’
Du du du du du
Queste strane cose
vedo ed altro ancor
quando ticchete ticche
ticchete ticche
ticchete sento che e’
guarito il cuor
dall’estasi d’amor
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