Mons. Romero e il suo legame con Roma
Papa Francesco ha annunciato la data della canonizzazione di Monsignor Oscar Romero: insieme a Paolo VI sarà santo il prossimo 14 ottobre, in piazza San Pietro, nel corso del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani.
Il legame con Roma, dunque, si rafforza ancora di più. Fu proprio a Roma, infatti, che Romero approfondì i suoi studi e qui venne ordinato sacerdote, il 4 aprile 1942, nella cappella maggiore del Collegio Pio Latino Americano, a 25 anni. La prima Messa, la celebrò il giorno dopo, domenica di Pasqua, nella cripta della chiesa del Cuore Immacolato di Maria, nell’edificio ancora in costruzione a piazza Euclide.
Nominato arcivescovo di San Salvador nel 1977, ha sempre denunciato l’ingiustizia e la violenza che flagellavano il Paese centroamericano; fu assassinato il 24 marzo del 1980 mentre celebrava la Santa Messa.
“Egli ha saputo vedere e ha sperimentato nella sua stessa carne – ha scritto Papa Francesco in occasione della sua beatificazione – l’egoismo che si nasconde in quanti non vogliono cedere ciò che è loro perché raggiunga gli altri. E, con cuore di padre, si è preoccupato delle maggioranze povere, chiedendo ai potenti di trasformare le armi in falci per il lavoro”.
Nella chiesa di San Bartolomeo, all’Isola Tiberina, Santuario dei nuovi martiri del XX e XXI secolo, è conservato il suo Messale.
Dopo il Giubileo del 2000, S. Giovanni Paolo II volle che la Basilica divenisse il luogo Memoriale dei Nuovi Martiri. Sull’altare maggiore è stata posta la grande icona dedicata ai Testimoni della fede del XX secolo e nelle cappelle laterali le numerose reliquie ricordano i cristiani caduti sotto la violenza totalitaria del Comunismo e del Nazismo, quelli uccisi in America, in Asia e Oceania, in Spagna e Messico, e in Africa.
Qui è possibile fare memoria, guardando l’esempio luminoso dei martiri di oggi, uccisi per la loro fede e per il loro comportamento ispirato alla verità di Cristo.
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