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Ai-Da, il robot artista

Ai-Da il robot artista

Ai-Da, il robot artista

Non basta più mettere un pennello in bocca ad un cane, nelle mani di uno scimpanzé o tra le pieghe della proboscide di un elefante. Nell’era dell’intelligenza artificiale, solo immaginata da Kubrick e poi rappresentata da Spielberg, ora tocca ai robot spingere più in là il concetto di forma d’arte.

In Inghilterra, un visionario gallerista britannico, Aidan Meller, ha inventato Ai-Da, la prima artista umanoide. Grazie alla tecnologia sviluppata nell’Università di Oxford, Ai-Da è in grado di percepire attraverso i suoi occhi il soggetto che ha di fronte e di riportare su un foglio bianco, tramite complessi algoritmi, una sua rappresentazione. Sì, perché Meller e i suoi scienziati non hanno realizzato un plotter dalle sembianze umane, si sono spinti più in là: hanno voluto creare un’artista.

Gli otto disegni, i 20 dipinti e le quattro sculture realizzate finora da Ai-Da, sono per Aidan Meller opere d’arte. Un’affermazione difficilmente contestabile visto che la definizione di arte è estremamente variabile, nel tempo e nello spazio, e non ne esiste una definizione universale.

Desmond Morris, uno dei più noti zoologi del mondo, nel 1956 porse un foglio e una matita a Congo, un giovane scimpanzé di due anni di età. L’animale si appassionò al disegno e alla pittura e diventò autore di dipinti che ebbero da subito un grande successo. Picasso acquistò un suo quadro e per i dipinti della scimmia vennero espresse parole di elogio da artisti di fama internazionale come Mirò e Dalì.

Nel suo bestseller da dieci milioni di copie – “La scimmia nuda” – tradotto in oltre venti lingue, Morris spiega che l’arte consiste nel prendere cose banali e volgari per renderle oggetti degni di ammirazione.

Insomma, anche una semplice sedia vicino ad una pianta, con il giusto tocco umano, può diventare un ambito capolavoro.

Mauro Monti

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