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Candelora, le origini della Festa

Candele - Foto Mauro Monti

Candelora, le origini della Festa

Per arrivare a conoscere le origini della Festa della Candelora, dobbiamo tornare indietro fino agli albori di Roma, in un luogo dove è nato il mito della Città Eterna.

Ai piedi del Palatino sorgeva il santuario di Luperco, una caverna oscura che, secondo la leggenda, sarebbe stata consacrata al dio Fauno da Evandro; qui la lupa avrebbe allattato Romolo e Remo.

La festa dei Lupercali aveva il suo centro in questa grotta. Era celebrata il 15 febbraio di ogni anno e ad essa seguiva il 18 dello stesso mese, la Februatio, cioè la purificazione della città dagli influssi dei cattivi demoni. In questo giorno, i Luperci (giovani sacerdoti) coperti solo di un perizoma fatto con le pelli degli animali sacrificati, uscivano dal Lupercale e percorrevano di corsa le strade della città, agitando strisce di cuoio con le quali colpivano sulla mano destra le donne, per trasmettere loro la grazia della fecondità.

L’avvento del Cristianesimo aveva spazzato via tutte le feste pagane, ma l’attaccamento dei romani a questa antichissima tradizione era talmente forte che per nulla al mondo ne avrebbero rinunciato. E così, sotto gli occhi del loro vescovo, continuavano ogni anno a percorrere in corteo la città, in una festa carnevalesca alla quale partecipava ormai solo il popolino.

Ai vescovi che tentavano di sopprimere i Lupercali, i cristiani di allora rispondevano dicendo che la peste e la carestia di Roma, l’assedio dei barbari, e persino la caduta dell’Impero, erano tutte conseguenze dell’abolizione dei sacrifici al dio Februo.

Il primo marzo del 492 sale al soglio pontificio l’arcidiacono africano Gelasio; estremo difensore della fede ortodossa, compose contro questa festa uno scritto rimasto poi celebre, indirizzato ad Andromaco, capo del Senato. In quei tempi il paganesimo era ancora saldamente radicato nella popolazione e persino i consoli, fedeli ad un’antichissima usanza, traevano ancora auspici dai polli sacri.

Gelasio fece capire ai romani che non si poteva mangiare contemporaneamente alla mensa del Signore e a quella del demonio e che la caduta dell’Impero doveva essere ascritta ai vizi del popolo, alla magia pagana e alla persistenza di pratiche empie.

La Chiesa trasformò dunque la festa di purificazione dei Lupercali nella festa di purificazione di Maria, fissando la data al 2 febbraio.

La riforma liturgica del 1960 cambiò il titolo alla celebrazione in “Presentazione del Signore”: “Quaranta giorni dopo il Natale del Signore Gesù fu condotto da Maria e Giuseppe al Tempio, sia per adempiere la legge mosaica, sia soprattutto per incontrare il suo popolo credente ed esultante, luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele” (Martirologio Romano).

Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone: “I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti”. (Luca 2, 30-32)

La chiesa che a Roma è stata da sempre depositaria di questa antica tradizione è Santa Maria dell’Orto, a Trastevere, dove fin dal 1500 venivano consegnati agli equipaggi dei vari navigli che approdavano al porto fluviale, le tradizionali candele benedette, distribuendole a tutto l’equipaggio ed al capitano, che riceveva anche una “Candela lavorata” per il vascello. Le candele venivano conservate dagli equipaggi con cura accanto alle Immagini Sacre ed accese in caso di pericolo, malattia, temporali e burrasche.

Dal 1983 l’Arciconfraternita ha ripristinato la celebrazione del rito della consegna delle candele benedette ai marinai, pescatori, agli equipaggi dei battelli fluviali oltre che agli sportivi dei circoli nautici e a tutti coloro che vivono e lavorano sul Tevere.

Ora non resta che osservare il tempo, per capire se dall’inverno semo fora o ancora dentro.

Candele - Foto Mauro Monti

Mauro Monti

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