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La porta santa

Giubileo, la storia e la speranza

La porta santa

Simbolo del Giubileo è il passaggio della Porta Santa. La storia ci dice che fu Papa Niccolò V, che aveva celebrato il Giubileo del 1450, a istituire la presenza di una Porta Santa in San Pietro. Si aggiunse allora una sesta porta sulla facciata della vecchia basilica, una porta piccola e dorata, murata e priva di battenti da aprirsi solo nelle ricorrenze degli anni giubilari. Quella porta immetteva nella navatella settentrionale della vecchia basilica, all’interno dell’antico oratorio di Giovanni VII dove era l’altare della Madre di Dio e quello, veneratissimo, del Volto Santo.

Nella realizzazione della nuova basilica si mantenne l’ubicazione della Porta Santa, posta sulla facciata interna, all’estremità settentrionale dell’atrio. Come in antico quest’ultima porta – solo per l’entrata e non per l’uscita – è volutamente più piccola e stretta; Un chiaro riferimento ai Vangeli di Luca e Matteo e al   Salmo 118: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione (…)»

Come da tradizione il vano di questa porta è stato sempre murato al termine di ogni Anno Santo. Solo per il Giubileo del 1950 si decise di realizzare due battenti di bronzo per delimitare il varco della Porta Santa di San Pietro, non in modo stabile, ma solo nelle ore notturne e durante l’Anno Santo.

A quell’epoca, ad eccezione della Porta del Filarete, le grandi porte della basilica erano ancora in legno e di modestissima fattura.

Fu Monsignor Ludovico Kaas, segretario economo della Reverenda Fabbrica di San Pietro a scegliere il tema della Porta e gli episodi da raffigurare nelle singole formelle. A guidarlo furono le espressioni suggerite da Pio XII nella sua preghiera: «Concedimi, o Signore, che questo Anno Santo sia l’anno del gran ritorno e del gran perdono».

Terminata nel 1949 dopo 9 mesi di continuo e impegnativo lavoro, la Porta è costituita da 16 bassorilievi in bronzo dorato raffiguranti episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento evidenziati da iscrizioni e dagli stemmi dei Papi che hanno celebrato il Giubileo: da Bonifacio VIII a Papa Francesco.

Per quanto riguarda il rito di apertura della Porta Santa la procedura prevedeva l’abbattimento del muro composto da centinaia di mattoni sovrapposti senza calce, con su impresso lo stemma della Fabbrica di San Pietro, la datazione e il nome del Pontefice che aveva chiuso la porta. Dopo i tre simbolici colpi di martello inferti dal Papa sul lato anteriore del muro, questo veniva “abbattuto” grazie alle abili manovre dei “Sanpietrini” che avevano preventivamente ingabbiato il muro stesso su una speciale struttura lignea.

Al termine del Giubileo del 1975, Paolo VI dispose la collocazione permanente dei due battenti di bronzo della Porta Santa della Basilica Vaticana. Un intervento che ha cambiato il rituale del passaggio e che ha dato rilevanza al simbolico gesto dell’apertura e della chiusura della Porta stessa da parte del Papa.

Quella che oggi accoglie i pellegrini di tutto il mondo, è una porta capace di “parlare” alla gente attraverso meravigliosi bassorilievi e che, secondo le parole del cardinale Angelo Comastri: “fotografano la storia della Misericordia di Dio, che continuamente ci viene incontro: la Porta Santa è un simbolo, che dà visibilità a queste parole di Gesù: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo” (Gv 10, 9)».

Come stabilito dal Santo Padre nella Bolla Spes non confundit, le Porte Sante del prossimo Giubileo saranno quella della Basilica di San Pietro e delle altre tre Basiliche Papali, ossia San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura; unica eccezione, secondo il desiderio espresso da Papa Francesco, l’apertura di una Porta Santa al carcere romano di Rebibbia, “per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza”.

La porta santa che il Papa aprirà la notte di Natale nella basilica Vaticana è il segno del varco salvifico aperto da Cristo con la sua incarnazione, morte e risurrezione. Un segno che invita tutti a vivere da riconciliati con Dio e con il prossimo. Il tempo tradizionalmente riservato all’apertura della Porta santa, ossia la festività del Natale, è carico di senso e richiama il mistero della nascita di Cristo che porta con sé il lieto annunzio della misericordiosa apertura del cielo verso la terra. Venendo a stare tra noi, il Figlio di Dio ci ha aperto la porta della vita immortale.

Passare da pellegrini sotto quella porta, evoca la misericordia di Dio e ricorda il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Coloro che varcano “la porta del Signore” sanno di essere giusti non per i loro meriti, ma perché giustificati dal sangue del Redentore che li ha purificati, rendendo candide le loro vesti. “Santa” è la porta giubilare, poiché essa chiama alla santità della vita.

Mauro Monti
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