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Augustine Tolton, da schiavo a prete, salvato dalla Ferrovia sotterranea

Augustine Tolton, da schiavo a prete, salvato dalla Ferrovia sotterranea

Un Premio Pulitzer un National Book Award e una serie TV del regista Premio Oscar Barry Jenkins su Prime Video per La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead: il racconto della leggendaria Liberty line, che liberò migliaia di schiavi dalle piantagioni di cotone dell’America nella seconda metà dell’Ottocento. Una ferrovia che in realtà era una rete di liberazione, formata da abolizionisti della schiavitù e uomini e donne di buona volontà, bianchi e neri. Con stazioni in fattorie e abitazioni dove i fuggiaschi potevano riprendere le forze in vista del successivo tratto di fuga.

La stessa ferrovia presa da Augustine Tolton, figlio di uno schiavo del Missouri nord-orientale, nato non lontano da Hannibal, la città di Mark Twain sul fiume Mississippi; nel 1862 fuggì insieme a sua madre e due fratelli a Quincy, una città fluviale a circa 110 miglia a nord-ovest di St. Louis. Sarebbe diventato il primo sacerdote afroamericano degli Stati Uniti.

Seguendo sua madre, Augustine iniziò a frequentare la chiesa cattolica di San Pietro e a mostrare interesse per il sacerdozio. Ma per un ragazzo di colore lì e in quel tempo era impossibile iniziare gli studi e allora i padri francescani contattarono il Vescovo della diocesi e il Padre Generale, sollecitando l’ammissione del giovane Tolton al Collegio di Propaganda Fide a Roma. La domanda fu accolta e grazie alle collette tra gli studenti del Collegio francescano di Quincy e gli aiuti dei padri francescani e del Vescovo, il 15 febbraio 1880 Augustine lasciò Quincy per Roma.

Fu ordinato sacerdote il 24 aprile 1886, notte di Pasqua, a San Giovanni in Laterano e celebrò il giorno seguente la sua prima Messa in San Pietro all’altare maggiore della Basilica Vaticana. Come ogni membro di Propaganda Fide, sapendo di dover accettare la meta che i suoi superiori avevano scelto per lui, si aspettava di essere mandato come missionario in Africa; con sua sorpresa, però, il cardinale Giovanni Simeoni, prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, gli disse che sarebbe stato rimandato negli Stati Uniti, dove la Chiesa a quel tempo era considerata bisognosa di missionari, e avrebbe lavorato in una parrocchia dell’Illinois. “L’America ha bisogno di preti neri” – disse il cardinale al neo-ordinato sacerdote e aggiunse: “L’America è stata definita la nazione più illuminata. Vedremo se merita questo onore. Se gli Stati Uniti non hanno mai visto un prete nero, devono vederne uno adesso. Puoi bere da questo calice?” Padre Tolton rispose in latino: “Posso”.

Il primo incarico di padre Augustine Tolton fu nella chiesa di St. Joseph, nel cuore di Quincy. Durante i primi due anni si guadagnò il rispetto e l’attenzione di molti parrocchiani di origine tedesca e irlandese che, insieme ai fedeli afroamericani, ascoltavano con interesse i suoi sermoni. Era spesso invitato a predicare in altre parrocchie e le sue classi di catechismo erano piene di ragazzi, ma a causa di pregiudizi, anche interni alla chiesa, fu costretto a cambiare diocesi finendo in una parrocchia povera di Chicago, nella parte meridionale della città, dove vivevano molti cattolici afroamericani.

La reputazione di Tolton come predicatore lo portò anche al primo Congresso dei Cattolici a Washington, nel 1889, dove incontrò Madre Katharine Drexel, un’ereditiera che, incoraggiata da Papa Leone XIII a diventare missionaria, fondò la congregazione delle Suore del Santissimo Sacramento, al servizio della Nativi americani e afroamericani a Filadelfia. Fu lei a finanziare una scuola per bambini afroamericani che p. Tolton aprì vicino alla sua parrocchia. Un giorno molto caldo, il 9 luglio 1887, padre Tolton di ritorno da un ritiro spirituale con un gruppo di altri sacerdoti diocesani, a causa di un colpo di calore morì. La sua vita terrena si concluse a 43 anni circondato dalla preghiera della madre, della sorella e di molte suore. Il 13 febbraio 2012 la Chiesa gli ha assegnato il titolo di Servo di Dio e l’11 giugno 2019 Papa Francesco ne ha riconosciuto le virtù eroiche proclamandolo Venerabile.

Mauro Monti
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