Il Giubileo nella storia
Il Giubileo ha una storia antica. Nasce presso gli antichi Ebrei, era annunciato dal suono di un corno di capro ed era un anno che veniva dichiarato santo.
La legge mosaica prescriveva in questo periodo che la terra, di cui Dio era l’unico padrone, facesse ritorno all’antico proprietario e gli schiavi riavessero la libertà. Di solito cadeva ogni 50 anni.
Il primo Giubileo dell’era cristiana risale al 1300 e nell’idea di Bonifacio VIII l’intervallo temporale tra un Giubileo e l’altro doveva essere di 100 anni, ma subito dopo, in seguito a una petizione dei Romani venne abbassato a 50 da papa Clemente VI. Poi, già da quello seguente da 50 fu ridotto a 33 e successivamente a 25 anni, quasi che il tempo che passa abbia un’accelerazione variabile. Come succede all’uomo che vive giornate lunghissime quando è piccolo mentre in tarda età sente scivolare il tempo tra le mani.
Dopo il trasferimento della sede del Papa ad Avignone, vennero formulate numerose richieste perché il secondo Giubileo fosse indetto nel 1350 e non nel 1400. Clemente VI acconsentì e ne fissò la scadenza ogni 50 anni. Successivamente, Urbano VI decise di spostare la cadenza a 33 anni, in riferimento al periodo della vita terrena di Gesù. Alla sua morte, il nuovo pontefice, Bonifacio IX, diede inizio all’Anno Santo del 1390. L’avvicinarsi della fine del secolo e l’afflusso consistente di pellegrini lo indussero ad indire un nuovo Giubileo dopo soli 10 anni, nel 1400.
Finito lo scisma d’Occidente, Martino V indisse l’Anno Santo per il 1425, introducendo due novità: la coniazione di una speciale medaglia commemorativa e l’apertura della Porta Santa a San Giovanni in Laterano. Il seguente Giubileo, sotto il pontificato di Nicolò V, venne indetto per il 1450 e Paolo II, con una Bolla del 1470, stabilì che l’Anno Santo si celebrasse ogni 25 anni.
Un evento storico impedì il Giubileo del 1850: l’instaurazione della pur breve Repubblica Romana e il temporaneo esilio di Pio IX; dunque dal 1825 passarono 50 anni fino al successivo, nel 1875, privato però delle cerimonie di apertura e di chiusura della Porta Santa a causa dell’occupazione di Roma da parte delle truppe di Vittorio Emanuele II.
Il ventiduesimo Giubileo della storia, che aprì il XX secolo, fu indetto da Leone XIII e fu caratterizzato da sei beatificazioni e due canonizzazioni: quelle di San Giovanni Battista de La Salle e di Santa Rita da Cascia.
Nel corso dell’Anno Santo del 1950, indetto da Pio XII, fu proclamato il dogma dell’Assunzione di Maria al cielo; era il 1 novembre. Anche qui siamo di fronte alla risposta della Chiesa ad una pressante richiesta che proveniva dal popolo. Nel 1940 tra Italia, Spagna e America Latina, furono raccolte più di otto milioni di firme che chiedevano al Papa una dichiarazione formale. Petizioni, preghiere, studi e congressi erano diventati una voce sola, chiedevano ciò che dentro il cuore era diventata una certezza di fede: la proclamazione di Maria Assunta.
Il XXI secolo si apre con il Giubileo del 2000 indetto da Giovanni Paolo II; la grandezza di questo Giubileo è segnata dai duemila anni dalla nascita di Cristo
In quell’anno Roma vive una rinascita spirituale e la Chiesa sembra assorbire l’energia di centinaia di migliaia di giovani di tutto il mondo, accolti nelle parrocchie della Città Eterna. La veglia di preghiera a Tor Vergata segna la vita di molti ragazzi che proprio lì hanno trovato fede e vocazioni e aperto il cuore di tutti quelli che hanno potuto partecipare e anche di chi, ancora oggi, ascolta quelle parole.
Viviamo in un presente dove le certezze durano il tempo di una stagione, pronti a confutarle di fronte al primo ostacolo, incapaci di rimanere saldi nella prova.
Oggi siamo quasi tutti ossessionati dal vivere l’attimo, dalla condivisione immediata, dalla ricerca di un riscontro tempestivo, pronti a lanciare un tema e subito dopo ad abbandonarlo a sé stesso. Viviamo nel tempo del trending topic, come vengono definiti oggi gli argomenti in evidenza; un clima di schizofrenia collettiva che contrasta ogni spazio di riflessione e di silenzio. È il tempo delle clip che in pochi secondi raccontano un fatto e creano opinione. Ci si divide, per lo più, per quei pochi secondi, un tempo breve che però mette a dura prova la nostra attenzione.
A questa continua mancanza di tempo la Chiesa propone un tempo di speranza per rientrare in possesso di ciò che per grazia ci appartiene. Ci ritroviamo dunque messi di fronte alla tradizione e ai tempi della Chiesa, ad un grande evento di fede che desidera coinvolgere tutta la società, che invita ad un appuntamento, che attira le persone più diverse dai paesi più lontani.
Un tempo per ripensare ognuno il proprio cammino, e tutti quello comune, un tempo che non ha bisogno di hashtag ma di silenzio, di relazione vera e impegno personale, e di preghiera. Il presente ci allontana da queste pratiche ma allo stesso tempo ce ne fa sentire la mancanza e la necessità di ricalibrare la nostra vita.
Oggi arriva un Anno Santo in un tempo di guerre, un tempo difficile per il nostro pianeta, in balia di povertà, sfruttamento e di un clima che sembra cambiare irreparabilmente la nostra casa comune. Ma il Giubileo viene per portare speranza:
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