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L’indulgenza plenaria

Giubileo, la storia e la speranza

L’indulgenza plenaria

L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi. Questa è la definizione di Indulgenza data dalla Penitenzieria Apostolica. In altre parole potremmo dire che nel sacramento della riconciliazione si riceve il perdono di Dio, il perdono della colpa per i peccati commessi, che non soltanto ledono il nostro rapporto con Dio, ma anche quello con il prossimo mentre con l’indulgenza si cancellano “per sempre” anche le conseguenze del nostro peccato.

Possiamo pensare come esempio a un bambino che rompe un vaso: la mamma lo perdona ma il vaso resta a pezzi in terra. Andrebbe riparato, ci sarebbe dunque una pena a cui assolvere, ed ecco la dottrina del purgatorio dove le anime sono già salve ma si trovano in un cammino di purificazione.

Nella Chiesa antica c’era prima la confessione, poi la penitenza e infine l’assoluzione. Dopo essersi dichiarati peccatori, si iniziava un percorso penitenziale che poteva durare mesi ed anche anni a seconda della gravità del peccato. Solo alla fine – in genere la mattina del Giovedì Santo – ci si presentava al vescovo che imponeva le mani e dava l’assoluzione dai peccati.

Nei monasteri, durante il medioevo, si cominciò a diffondere l’uso di confessare i peccati all’abate che dava subito l’assoluzione e dopo assegnava la penitenza, come accade oggi. La colpa veniva subito eliminata e la pena andava scontata dopo il perdono per riparare il peccato.

La durata della penitenza poteva ancora essere lunghissima, ma in particolari occasioni come feste importanti ed eventi eccezionali o in cambio di qualche opera buona si poteva ottenere uno sconto. Questa possibilità prese il nome di indulgenza.

La prima indulgenza plenaria venne legata alla riconquista di Gerusalemme invasa dagli arabi: nel 1096 Papa Urbano II, promise il condono totale della pena a chi partiva per liberare la Città santa.

L’uomo medievale temeva la giustizia di Dio e trasgredire la sua legge era considerato un affronto gravissimo che esponeva il trasgressore alla dannazione. Di qui l’ansia per tornare “in grazia di Dio”. Quando Bonifacio VIII indisse nel 1300 il primo giubileo promettendo a tutti l’indulgenza plenaria in cambio di trenta giorni di preghiere a Roma, la città fu invasa da centinaia di migliaia di pellegrini.

L’ansia della salvezza nei secoli successivi non si placò, ma un fattore entrò prepotente in questo bisogno: il denaro. Iniziarono così a vendersi cariche pubbliche, titoli nobiliari, magistrature e alla fine anche indulgenze in cambio del versamento di offerte. Un mercato perpetrato nel tempo che alla fine generò la ben nota protesta di un giovane agostiniano, professore di Sacra Scrittura: Martin Lutero.

Fu Paolo VI, nel 1967 ad abolire l’antica determinazione di giorni e di anni per la penitenza e a d introdurre il concetto di indulgenza parziale e plenaria, non legandole espressamente a oggetti o luoghi, ma ad azioni compiute dai fedeli.

E siamo ai giorni nostri. Nella bolla di indizione del Giubileo, papa Francesco, in un momento storico in cui l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che sottopone tante popolazioni all’oppressione della brutalità della violenza, chiama tutti i cristiani a farsi pellegrini di speranza, e il dono dell’Indulgenza apre a questa speranza perché permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio. Nell’antichità il termine misericordia era interscambiabile con quello di indulgenza, perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini. L’Indulgenza, dunque, è una grazia giubilare.

È importante ricordare poi che durante il Giubileo Ordinario del 2025 resta in vigore ogni altra concessione di Indulgenza. Tutti i fedeli veramente pentiti, escludendo qualsiasi affetto al peccato e mossi da spirito di carità e che, nel corso dell’Anno Santo, purificati attraverso il sacramento della penitenza e ristorati dalla Santa Comunione, pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, dal tesoro della Chiesa potranno conseguire pienissima Indulgenza, remissione e perdono dei loro peccati, da potersi applicare alle anime del Purgatorio in forma di suffragio.

Mauro Monti
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