La solitudine dei centri commerciali
Questa pandemia ha interrotto un’abitudine: quella del fine settimana al Centro commerciale; capiamoci, per molti di noi il sabato e la domenica erano gli unici giorni della settimana nei quali poter fare la spesa e comprare anche quei generi non alimentari necessari (o forse no) per lo svolgimento delle nostre attività.
Questo è un dato di fatto: eravamo (chi più chi meno) tutti lì, a cercare un posto per parcheggiare, a girare senza sosta, abbassare il finestrino e chiedere: scusi esce? (il più delle volte ricevendo con un sorrisino beffardo il no di turno).
Ora quegli stessi parcheggi sono deserti, le vetrine riflettono solo le nuvole nel cielo; il silenzio è interrotto solo dalla radio che dagli altoparlanti sistemati in questi spazi immensi, continua a trasmettere musica, come un’eco che affiora dai nostri ricordi.
E allora ecco fogli rosa che fanno esperienza, bambini che giocano a pallone o per la prima volta sui pattini, mano nella mano con la mamma. Sono aperti solo i locali per tavoli da quattro, alcuni all’aperto, per stare più sicuri, per stare più distanti.
Lo shopping è una cosa da donna. È uno sport di contatto come il football. Alle donne piace la mischia, la folla rumorosa, il pericolo di essere calpestate a morte e l’estasi dell’acquisto.
(Erma Bombeck)
Un affare è comprare qualcosa che non ti serve ad un prezzo al quale non puoi resistere. (Franklin P. Jones)
Lo shopping è meglio del sesso. Dopo lo shopping, se sei insoddisfatta, puoi comunque cambiare articolo.
(Adrienne E. Gusoff)
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