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Il Roseto comunale di Roma

Roseto comunale di Roma - (c) Mauro Monti

Il Roseto comunale di Roma

Una rosa è una rosa…

Sul versante dell’Aventino che digrada verso il Circo Massimo c’è un luogo che fin dall’antichità era dedicato ai fiori: ne parla Tacito negli Annales, descrivendo anche un tempio dedicato alla dea Flora. Su quel luogo ora c’è il Roseto comunale di Roma, che ospita circa 1.100 specie di rose provenienti da tutto il mondo. Da qui, lo sguardo abbraccia il Palatino, il campanile di S. Maria in Cosmedin, il Vittoriano, la Sinagoga.

… è una rosa …

Nel 1645, questo luogo destinato fino ad allora a orti e vigne, divenne l’Orto degli Ebrei con annesso il piccolo cimitero della Comunità; nel 1934 venne trasferito nel cimitero ebraico al Verano; l’area, destinata dal piano regolatore generale di Roma a parco, rimase incolta fino al 1950, quando divenne sede del nuovo roseto comunale. Come ringraziamento alla comunità ebraica, che aveva permesso di ricreare il roseto in un luogo sacro, venne posta all’ingresso del giardino una stele in ricordo della precedente destinazione, e i vialetti che dividono le aiuole nell’area collezione, vennero disegnati a forma di menorah, il candelabro a sette bracci.

… è una rosa.

In questi primi giorni di apertura è possibile ammirare le rose antiche, le prime a sbocciare e le prime anche a sfiorire; camminate dunque nei vialetti e sul prato, avvicinatevi alle rose e respirate. Respirate e ne sarete inebriati, come le api che volando senza sosta da un fiore all’altro non smettono di riempirsi di polline, senza badare a telefoni e macchine fotografiche. Respirate, seduti al sole, con un libro in mano. Mettete il telefono in tasca, chiudete gli occhi e respirate, finalmente.

Roseto comunale di Roma - (c) Mauro Monti

[…] Rose is a rose is a rose is a rose.

Loveliness extreme.

Extra gaiters.

Loveliness extreme.

Sweetest ice-cream.

Page ages page ages page ages.

Wiped Wiped wire wire.

Sweeter than peaches and pears and cream.

Wiped wire wiped wire.

Extra extreme. […]

(Gertrude Stein, Sacred Emily, 1913)

Mauro Monti
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